1. Di cosa ti occupi?
Sono consulente senior in una società di consulenza in trasformazione digitale. I miei compiti cambiano praticamente ogni anno e mezzo/due anni. Al momento lavoro come Agile Business Analyst per Renault, supporto il management in un progetto per definire un tool che gestirà tutte le applicazioni dei loro concessionari.
2. Come mai hai deciso di intraprendere una carriera nel project management agile?
Ho avuto un percorso molto misto, ho ottenuto il mio diploma di ingegnere in elettronica ed informatica a l’ECE di Parigi ma non volevo fare la sviluppatrice, cercavo qualcosa di più funzionale. Ho iniziato come assistente di project management e, nel corso dei sette anni di esperienza, ho potuto acquisire diverse competenze, in particolare nell’analisi dei bisogni. Da due anni, continuando il mio percorso, sono business analyst.
3. Non esiste una definizione unica del ruolo di business analyst ma il ruolo varia a seconda dell’azienda. Qual è la tua definizione/ruolo?
Come hai detto, non esiste una definizione definitiva del mestiere di business analyst e non è sempre facile per noi dare una definizione. All’inizio il ruolo è abbastanza vago. Principalmente siamo presenti dove c’è bisogno di noi. Questo è il mio secondo incarico come business analyst e penso che il mio ruolo sia paragonabile ad un coltello svizzero. Il/la business analyst deve avere diverse competenze per poter supportare il Product Owner, il project manager e il team tecnico nei progetti Agile. Bisogna saper analizzare le situazioni, saper esprimere un bisogno al cliente, saper presentare una soluzione, saper orientare il team tecnico, supportare il Product Owner… Il/la business analyst è veramente multitasking. È anche nel mio ruolo segnalare se le user story sono scritte male o mancano; oppure se il Product Owner è sovraccarico di lavoro, in quel caso a volte subentro e le scrivo per lui. Chiaramente il mio ruolo è quello di lavorare a supporto del Product Owner, lavorando con il team e il project manager per conoscere le loro esigenze in termini di limitazioni tecniche ed avere una visione a 360° su ogni progetto.
Il business analyst deve familiarizzare con l’organizzazione del lavoro derivante dai vincoli interni ed esterni all’azienda. E lo deve fare osservando tutti i contributori chiave del progetto, al fine di capire il modo in cui l’utente opera nel suo ambiente di lavoro e comprendere i collegamenti e le interazioni tra i ruoli e i servizi dell’organizzazione. I processi aziendali sono ovviamente al centro dell’analisi, ma dobbiamo anche elencare tutti gli elementi che possono essere influenzati o avere un impatto sul progetto.
Aggiungo anche che la professione di business analyst è aperta, non è una professione fissa. Visto che il perimetro non è sempre chiaro o ben definito, il business analyst ha l’opportunità di reinventare i suoi compiti e ridefinire il suo perimetro (senza finire in quello degli altri), in funzione dei bisogni e delle sue competenze. Oggi il business analyst ha la possibilità di andare oltre per partecipare, supportare al meglio la realizzazione del progetto e scoprire cose nuove. Questo è il punto centrale del lavoro.
4. Quali sono i problemi e le sfide che devi affrontare come business analyst?
La sfida principale è proprio questa completezza. Possiamo essere bravi business analyst ma è molto difficile essere completi, ci sono per forza alcune lacune o punti deboli in alcune aree. Per esempio in tutti i progetti ci si aspetta che io sappia fare SQL, query, cose che non fanno necessariamente parte del mio lavoro quotidiano. È proprio in questi momenti che è importante essere reattiva: quando mi parlano in linguaggio tecnico, devo aggiornarmi rapidamente per capire almeno le problematiche che mi vengono rivolte. La reattività fa la differenza e, se è vero che non permette di eccellere, permette sicuramente di essere almeno efficace su tutti i fronti.
5. Quali sono le caratteristiche fondamentali per eccellere come business analyst?
Bisogna essere umili per apprendere velocemente, non avere paura di dire “non so”. Qualcosa che non so può essere stato un mio punto debole all’inizio ma diventa la mia forza. Lavoriamo su progetti molto competitivi, dove ci si aspetta molto dal consulente e può fare paura dire di non sapere. Invece dobbiamo dirlo ma soprattutto identificare ed affiancare le persone giuste, che sapranno insegnarci o farci apprendere molto velocemente.
La seconda caratteristica è la capacità di ascolto. Bisogna ascoltare ed imparare velocemente perché in fondo non c’è niente di complicato ma in un progetto devi poter capire dall’inizio quali sono le persone che possono insegnarti qualcosa e quali sono da supportare, e cosa fare concretamente.
6. Come è andato il lavoro Agile a distanza? Come avete gestito la situazione COVID?
L’ho vissuta come un’esperienza molto interessante, che ha dimostrato che anche se lavorare insieme è piacevole, non abbiamo la necessità di essere fisicamente presenti nello stesso posto per poter lavorare e condividere. Abbiamo continuato con i nostri meeting e cerimonie Agile (daily meeting, sprint review) a distanza con Microsoft Team, che offre la possibilità di una lavagna interattiva su cui è possibile ricreare post-it, disegnare, scrivere appunti o anche creare diagrammi complessi. Non abbiamo riscontrato problemi particolari relativi alla comunicazione o ad altro. Dipende molto dai progetti ma, essendo un team internazionale, eravamo già abituati a lavorare da remoto. Il team in loco si è adattato molto bene aumentando il numero di brevi meeting durante il giorno.
7. Quali sono le tre cose che vorresti imparare nel futuro per continuare a crescere professionalmente?
Prossimamente vorrei concentrarmi sulla gestione dei progetti. Come business analyst, vediamo molte cose, impariamo anche molte cose, per questo vogliamo avere le competenze da affiancare a questa esperienza acquisita e che permettono di guardare al progetto.
Sono poi molto interessata alla strategia aziendale, che richiede buone capacità analitiche per poter aiutare le aziende a sapersi definire e affrontare il mondo esterno.