1. Qual è il suo ruolo in azienda?
Lavoro in T4 Project srl come Senior IT consultant.
2. Di cosa si occupa?
Presso i clienti, svolgo attività di sviluppo Java, Team Leader ed Enterprise Architect presso una società assicurativa. Internamente alla società, coadiuvo il reparto di Risorse Umane per la selezione di personale tecnico in ambito Java.
3. Come mai ha deciso di intraprendere la carriera di sviluppatore ed Enterprise Architect?
Laureandomi in ingegneria informatica al Politecnico di Milano con la tesi al Cefriel, ho capito che mi interessava maggiormente implementare sistemi informatici per approfondire le problematiche tra business e tecnico. Da lì c’è stata un’evoluzione, lavorando in consulenza direttamente col cliente, che mi ha permesso di colmare le mie lacune in ambito funzionale: negli anni ho infatti assunto progressivamente compiti da analista e, da ultimo, Enterprise Architect, figura più diffusa nelle grandi aziende che nelle PMI per questioni legate alla maggiore “massa critica” di complessità organizzativa e di business delle prime rispetto alle seconde. Il mio ruolo di Enterprise Architect è partito da un’esigenza del cliente – la mia società mi ha promosso da sviluppatore ad Enterprise Architect.
4. Come si collegano PRINCE2, Agile e l’Enterprise Architecture?
La mia posizione attuale è quella di aiutare il reparto di Enterprise Architecture dell’azienda cliente: stanno cercando di aggiornarsi a livello di architettura per spostarsi a livello di microservizi e su cloud. Questo significa anche che è necessario modificare qualcosa a livello di organizzazione aziendale: serve una struttura un po’ più dinamica e più vicina all’Agile.
Siccome l’azienda utilizza un approccio molto simile a PRINCE2, ho preso la certificazione per capire come si è ragionato fino ad ora, qual è il loro linguaggio per poi “tradurlo in Agile”. L’azienda sta passando da metodologie più tradizionali ad Agile, quindi ho voluto toccare con mano PRINCE2 per capire più in concreto come ragionano e come hanno ragionato fino ad ora.
Io ho già delle certificazioni Agile ma appunto mi serviva guardare le cose dall’altra direzione. Ed essendo una grossa società devo interfacciarmi con tante persone anche all’estero e sicuramente un linguaggio comune sui processi è fondamentale.
Il concetto di Enterprise Architecture è molto legato alle metodologie di Project Management più tradizionali, quindi per me è necessario capire cosa serve mantenere e cosa può essere tralasciato nel passaggio ad Agile. Devo dire che trovo che PRINCE2 permetta un ottimo monitoraggio e controllo e, in questo, l’ho trovato abbastanza vicino ad Agile.
L’Enterprise Architecture ha un approccio globale, ma io mi sto concentrando solo su una parte dei processi di business e adesso stiamo cercando di capire pian piano su quali altre aree applicare le stesse soluzioni architetturali.
5. Mette in pratica i principi agile nel suo lavoro? Se sì mi può spiegare meglio da quando e come?
Ho cominciato applicando a livello prima personale e poi di team il principio “working software over comprehensive documentation“, implementando semplicemente i test di unità dal 2009. Successivamente ho applicato gli altri 3 principi del Manifesto Agile spingendo per effettuare incontri (anche solo telefonici) con il cliente per analizzare e prendere decisioni su alternative per alcuni problemi di requisiti nati in corso d’opera durante uno sviluppo in stile Waterfall di un progetto. Altre volte invece non ho avuto modo poiché, senza un’esplicita approvazione da parte del referente del cliente, come consulente non ero in posizione di introdurre novità metodologiche in organizzazioni e processi stabilizzati da tempo. Conosco e sono già certificato sia su Scrum che su Lean.
6. Quali pensa siano le maggiori sfide nel suo lavoro?
Avere i corretti strumenti concettuali per districarmi tra le varie novità del settore: la formazione teorica universitaria aiuta, ma partecipare a convegni o corsi di formazione o aggiornamento aiuta a focalizzare i dettagli su tecnologie e pratiche non conosciute nel quotidiano ambiente di lavoro.
7. Quali sono le tre cose che vorrebbe imparare nel futuro per continuare a crescere professionalmente?
Concentrandomi in ambito tecnico e tralasciando quello del project management, mi interessano molto le metodologie basate su cloud (AWS e Kubernets in primis), poi i Big Data (soprattutto i database NoSQL) e per finire, ex aequo, nuove metodologie e strumenti (anche solo teorici) per migliorare la qualità del codice e la programmazione in ambito Bitcoin.